Qualche sera fa, fermi per il pieno alla stazione di servizio, incrociamo una coppia di giovani stranieri (polacchi?) in cerca di indicazioni stradali.
Si rivolgono prima ad Andrea, il quale afferra il senso della richiesta ma pensa sia opportuno passare a me la patata bollente, prima che lui cominci a gesticolare e a fare il vocione per farsi capire. Del resto, io linglese lho studiato, no?
E evidente poi che tra le due coppie siamo noi donne quelle che in queste occasioni vengono mandate in avanscoperta, perché in grado senzaltro di chiedere e fornire informazioni utili. Ci guardiamo e ci sorridiamo con un Hi!. Lei ha un’ottima pronuncia, articola bene le frasi e conosce il lessico demergenza.
Io, dopo anni di studio, di corsi e una sospetta dichiarazione sul curriculum inglese scritto e parlato buono arranco alla ricerca delle parole, nel vano tentativo di costruire una frase di senso compiuto.
In unorgia di if, but, want, to do non mi viene linglese di autostrada e perfino il ragazzo polacco mi viene incontro con le parole in italiano per aiutarmi a finire la frase. Mi salvo con uno straight head! – sempre dritti! e un youre welcome, prego, non cè di che.
Solo quando si avviano per la strada mi viene la traduzione di viaggio. Trip, journey. So perfino costruire la frase Have a good trip. Solo con 10 minuti di ritardo. Che schiappa. Rimandata a settembre.