Non lo faccio apposta, giuro. Ma è la musica che mi gira intorno: faccio una cosa, anche la minima cosa, e zac! arriva come un flash la colonna sonora! Sono vittima di un flash mob interiore, probabilmente. Sarà per questo che su iPodmania ora curo la rubrica “Tutta un’altra musica”.
E’ vero che “comunque vadano le cose lui passa”, il tempo. Mannaggia a lui! Quante cose vorrei fare, quante ne ho da fare ma lui, il tempo, “se ne frega se qualcuno è in ritardo”. Puoi anche chiamarlo bastardo, certo, ma la cosa non t’aiuta e a lui che gli frega.
Pensavo a questa canzone di Jovanotti, giorni fa. E’ un rap divertente per smorzare la tensione che si accumula in certi momenti della giornata. Come prima che m’è capitato di guardare l’orologio in cucina e di esclamare a voce alta “Già le 3?! Li mortè!”.
Vorrei entrare in una bolla di tempo, sospendere occupazioni, preoccupazioni, opere e omissioni, e – non so, dico la prima cosa che mi passa per la mente – spalmarmi sul divano e vedermi un bel film, in silenzio. Magari m’addormento pure.
Oppure potrei leggere: libri, giornali, blog, siti, riviste! E non scorrere le pagine per cercare di cogliere il succo di tutto in pochi nanosecondi che ben altro m’aspetta e non posso soffermarmi su un bel niente.
Mi piacerebbe anche immergermi nella vasca, in un mare di bollicine profumate. Aspetterei che l’acqua pian piano si raffreddi, tanto nient’altro avrei da fare che questo. Poi un bel tuffo in un mare di crema idratante e, puff!, verrei fuori come nuova.
Tutto qua? La verità è che sono talmente a corto di tempo che non saprei nemmeno dire cosa mi piacerebbe fare se ne avessi. Però mi piacerebbe averne, ecco. Del resto posso sinceramente affermare che “non m’annoio no che non m’annoio e non m’annoio”. E anche che “non mi rompo e no che non mi rompo non mi rompo”.
Quando nel 1992 ascoltavo il rap di Jovanotti non avevo ancora vent’anni e mi tormentavo sul futuro e su cosa avrei voluto fare da grande. Il tempo mi sembrava un’entità così vasta, enorme, quasi spaventosa. Una montagna gigantesca che mi si parava davanti e mi impediva di agire. Tanto era grande quel futuro, allora.
Oggi il tempo ce l’ho quasi sempre alle spalle, a furia di averne sempre poco: lo sorpasso, lo precedo, lo aggiro, lo domo, lo mato. A volte la lotta è inutile. Lui è pure beffardo, oltre che bastardo: mi passa sulla faccia e lascia il segno. E allora si che mi rompo, eccome se mi rompo!